La leggenda vuole che nell’anno 1096 di Nostro Signore, durante la Prima Crociata, un cavaliere franco pugnalato a morte abbia maledetto il suo uccisore saraceno con le seguenti parole: “Possa la terra sotto i tuoi piedi riempirsi di pece!”
La pece, si sa, è un derivato del petrolio.
La leggenda ovviamente è una stronzata. Un po’ come la promessa saudita di aumentare la produzione di petrolio per far fronte alla crisi libica.
Al momento, il mondo consuma 86 milioni di barili di petrolio al giorno (bbd). L’Arabia Saudita produce poco meno di nove milioni bbd. Prima della guerra, la Libia produceva 2 milioni bbd, ora scesi a meno di 300mila.
Il buon regno di Saud però pretende da circa due anni di avere ampia capacità produttiva di riserva, e che in qualsiasi momento potrebbe aprire i rubinetti e inondare il mondo con almeno un paio di milioni bbd.
Non lo fanno perché, a loro dire, non c’è sufficiente domanda. Se il prezzo del greggio continua a crescere è colpa di malvagi e fantomatici “speculatori”, che lo gonfierebbero artificialmente. Altri “speculatori” però sostengono la ben più preoccupante ipotesi che il motivo per cui i sauditi non aprono i rubinetti è che i rubinetti sono già aperti al massimo.
Quale migliore occasione per verificare questa ipotesi dell’improvvisa sparizione dal mercato internazionale, causa guerra civile, di quasi due milioni bbd di produzione libica?
I bravi sauditi sin da febbraio hanno dichiarato che la Libia non doveva preoccupare il mondo: c’erano loro, con i loro milioni di bbd di capacità produttiva inutilizzata, pronti a riempire il varco.
Beh, i dati – fonte OPEC – sono appena usciti.
La Libia a Marzo ha perso 1,7 milioni bbd.
L’Arabia Saudita a Marzo ha aumentato la produzione di 300mila bbd.
Il prezzo del petrolio è arrivato a 122 dollari al barile – una cifra che non si vedeva dal 2008.
Ma di sicuro, la prossima volta la carta scelta sarà quella giusta – e tutto il petrolio mancante salterà fuori da qualche parte.
Finanza senza Eleganza 